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Centrodestra unito nel Cgie, per una riforma organica della rappresentanza estera

Autore: Alessandro Butticé


Da oggi a venerdì, 23 giugno, la Sala Conferenze Internazionali della Farnesina ospita l’Assemblea di insediamento del nuovo CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, parteciperà ai lavori venerdì 23 giugno, alle ore 12.00, e l’intervento sarà trasmesso in diretta streaming sul canale Youtube della Farnesina.

Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero è l’organo consultivo del Governo e del Parlamento, sui grandi temi di interesse per gli oltre sei milioni di Italiani residenti all’estero, e si riunisce almeno una volta l’anno. Tra le molteplici funzioni attribuiti dalla legge, il CGIE si propone di promuovere e agevolare lo sviluppo delle condizioni di vita delle comunità italiane all’estero, e rafforzarne il collegamento con l’Italia. Oltre che provvedere ad assicurare la più efficace tutela dei diritti degli italiani all’estero, facilitarne il mantenimento dell’identità culturale e linguistica, e promuoverne le iniziative economiche e commerciali.

Composto da 63 Consiglieri, 20 dei quali di nomina governativa, e 43 eletti dai Comites, in rappresentanza delle comunità italiane nel Mondo, il CGIE è presieduto dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Per la prima volta, i partiti di Centrodestra hanno formalizzato l’avvio di un coordinamento alla vigilia dell’inizio del mandato del nuovo CGIE. Con l’obiettivo annunciato di promuovere, in stretto collegamento con il Governo, una riforma organica del sistema di rappresentanza degli italiani all’estero, per consentire di superare i limiti dell’attuale modello.

Se, infatti, 43 dei 63 componenti totali del CGIE sono stati eletti dai rappresentanti dei Comites in tutto il mondo, non si può dimenticare che, a loro volta, i Comites sono stati eletti con una partecipazione bassissima. Pari a circa il 2% di tutti gli italiani iscritti all’AIRE nel mondo. Un livello di partecipazione talmente basso, da mettere in discussione, da più parti, la stessa legittimità democratica dell’intero sistema. A ciò si aggiunge la necessità di aggiornare gli albi delle associazioni italiane riconosciute dalle autorità consolari nel mondo, per affiancare adeguatamente la realtà, sinora espressione della prima emigrazione, con quella più recente dell’emigrazione di nuova generazione. Rappresentativa delle decine di migliaia di studenti, ricercatori, professionisti, imprenditori, artisti, docenti, rappresentanti di organizzazioni non governative e funzionari italiani delle organizzazioni internazionali.

Interpellato al riguardo dall’Aise, Antonio Cenini, consigliere di nomina governativa, in rappresentanza di Forza Italia, ha confermato la volontà della delegazione di Centrodestra al CGIE di avviare una fase costituente per i Comites ed il CGIE, in stretto coordinamento col Governo ed i gruppi parlamentari di maggioranza. “Stiamo già elaborando una proposta organica a tal fine - ha dichiarato - sulla quale contiamo di poter avviare quanto prima un confronto a tutto campo col Centrosinistra, la cui componente è tutt’oggi maggioritaria nel CGIE. Nell’auspicio che possa prevalere una logica di ampio respiro, rispetto a calcoli puramente numerici e opportunistici. Nell’esclusivo interesse nazionale e delle nostre comunità all’estero”.

Tale posizione è pienamente condivisa da Alessandro Boccaletti, rappresentante della Lega, il quale ha dichiarato: “questo CGIE deve riprendere il programma già avviato dal Governo, che mira alla riforma degli enti destinati a valorizzare gli italiani nel mondo, e le relative politiche migratorie. Tra i diversi impegni vi sono le riforme delle leggi di regolamentazione e controllo sui Comites, e dello stesso CGIE; l’attivazione di strumenti aggiuntivi per l’aggiornamento dei registri AIRE per rendere in sicurezza il prossimo voto elettronico, personale, uguale, libero e segreto; il potenziamento dei servizi consolari con l’aumento del personale nelle sedi, ma allo stesso tempo una maggiore digitalizzazione e semplificazione del sistema Italia all’estero; il miglioramento dei servizi offerti ai connazionali con la diffusione della CIE nei paesi extra UE e la standardizzazione dell’identità digitale come metodo d’accesso; la creazione e l’implementazione di programmi ‘Lavoro delle Radici’ con le Regioni, per facilitare la ricerca da parte delle nostre imprese di lavoro qualificato tra la nostra diaspora sparsa nel mondo, e il suo rimpatrio e reinserimento nel sistema produttivo italiano, e specialmente di promozione nel mondo del brand Made in Italy”.

La prevista partecipazione di Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri e Vicepresidente del Consiglio, ai lavori di insediamento del nuovo CGIE, conferma l’attenzione del Governo per i milioni di italiani residenti all’estero. Considerati una vera e propria risorsa per la competitività dell’Italia nel mondo. Dalla promozione del Made in Italy, alla diffusione e tutela della lingua e della cultura italiana.

A tale riguardo Vincenzo Zaccarini, responsabile di FdI, principale partito della coalizione di Centrodestra, ha sottolineato “l’importanza del commercio internazionale, che potrà aiutare le piccole e medie imprese italiane a proiettarsi su mercati internazionali. Importatori e distributori di origine italiani presenti in tutto il mondo dovranno essere l’anello di congiunzione tra il CGIE e il governo”.

Un incentivo in più per questo importante organo di rappresentanza dei milioni di italiani residenti all’estero, affinché possa svolgere un’azione efficace ed equilibrata, rappresentativa di tutte le molteplici realtà in campo. Con l’obiettivo di assolvere pienamente alla funzione che gli è stata affidata, per favorire il processo di sviluppo della partecipazione attiva alla vita politica del Paese da parte delle collettività italiane nel mondo.

Questo nuovo approccio del centrodestra fa ben sperare i milioni di italiani residenti all’estero, che spesso si sentono ignorati, se non abbandonati, dalla madre patria. Come, ad esempio, alcuni pensionati italiani che, recentemente, hanno ricevuto un’e-mail (no reply) da parte dell’INPS con la quale sono stati messi al corrente che saranno detratte, dalla loro pensione in pagamento a luglio, le somme loro corrisposte per l’anno 2022 come detrazioni per carichi di famiglia relativamente ai coniugi. Ciò perché, per poter mantenere la detrazione dopo la loro iscrizione all’AIRE, avrebbero dovuto presentare una dichiarazione ai sensi dell’articolo 2 del decreto 21 settembre 2015 del MEF per ribadire (annualmente) la sussistenza del loro diritto alla detrazione di cui all’articolo 12 del DPR 917/1986.

“L’email ricevuta dai pensionati iscritti all’AIRE non ha indicato l’importo della penalizzazione inflitta, non contiene il nome del responsabile del procedimento, e non indica nemmeno le modalità di rimedio giuridico”, le parole confidatemi da uno di loro. Non è stato inoltre notificato alcun avviso d’accertamento per la presunta violazione, facendo sorgere un legittimo interrogativo sulle ragioni che hanno indotto l’INPS ad irrogare questa “sanzione”, ma anche sul motivo per il quale l’INPS non abbia preventivamente informato gli iscritti all’AIRE, tramite i consolati, circa quello che avrebbero dovuto fare. Alcuni pensionati ritengono che tale comportamento dell’Inps, oltre a dimostrare scarsa considerazione per gli iscritti all’AIRE, sia di “dubbia compatibilità con i Trattati dell’Ue, relativamente al principio di libera circolazione delle persone, e con la Costituzione Italiana, nel punto in cui afferma l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”. Confidano quindi nell’impegno del Governo per risolvere anche questo tipo di problemi agli iscritti all’AIRE, affinché non vengano penalizzati rispetto agli altri cittadini.

Antonio Cenini, membro governativo in quota FI della CGIE, è anche il fondatore ed il Presidente del circolo culturale Esperia, un circolo europeista che si ispira ai valori liberali del PPE, oltre che del centrodestra italiano, che vuole ribadire il fatto che, anche in Italia, la costruzione europea non può e non deve avere un’etichetta politica di sinistra. Non solo perché l’Europa è, e deve rimanere, la casa di tutti i cittadini, e non solo di una parte. E neppure soltanto perché tutte le parti politiche devono fornire il proprio contributo di idee, ad un processo di integrazione che non deve essere messo in discussione. Ma anche, e soprattutto, perché dando un’etichetta politica alla costruzione europea, si allontana dall’Europa una grande parte di cittadini, che quell’etichetta la rifiutano. Parte che, in molti paesi, ed in particolare in Italia, è oggi maggioranza. E ciò non sarebbe un bene per l’Ue, in vista delle elezioni europee del 2024, nelle quali il centrodestra è determinato a giocare un ruolo chiave, senza mettere in discussione l’unità e la costruzione europea, ma solo il modo di gestirle.

Il CGIE di questa settimana potrebbe costituire un banco di prova dell’attenzione del Governo anche a queste problematiche.

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